settembre 2004, Mantova
Doris Lessing Premio Nobel per la letteratura nel 2007 
di Luciano Minerva

Lei scrive: sono nata in un mondo in guerra e la mente del singolo non può essere separata dalle menti degli altri. Si sente figlia della prima guerra mondiale. In che senso siamo un po’ tutti in questo secolo figli della guerra?

Probabilmente ne ho avuto una relazione speciale perché mio padre è stato una vittima della prima guerra mondiale, mia madre ha curato i feriti della prima guerra mondiale, io sono stata sposata durante la seconda guerra mondiale con un esule tedesco scappato dalla Germania perché contrario al regime di Hitler. Quindi sono stata veramente coinvolta dalla guerra e credo che, parlando in generale, dimentichiamo che la guerra non termina con un armistizio. L’armistizio offre una sorta di via d'uscita ma comunque il veleno continua ancora per molto tempo e credo che la mia vita sia stata influenzata dalle terribili brutalità della guerra. Noi ora riusciamo a dimenticare le brutalità della guerra, ma le persone della generazione dei miei genitori non potevano.

Lei scrive anche che gli scrittori sono più liberi perché guardano più in profondità.

Non ho un capo e nessuno può dirmi cosa scrivere o cosa dire. Non penso che il mio lavoro sia un sacrificio e credo che ci siano culture molto libere, ma allo stesso tempo ci sono persone che non sono libere e sono prigioniere dei loro pensieri. Non credo di essere necessariamente più privilegiata di altre persone in questo senso; gli scrittori trascorrono molto tempo a pensare a ciò che avviene e per questo hanno una visione più chiara degli avvenimenti.

Lei scriveva una ventina di anni fa che veste un viso pubblico per le interviste, proteggendosi come una corazza rispetto al privato. Dopo vent’anni è cambiato e noi vediamo anche un po’ di privato o no?

Se le persone sono interessate alla personalità di uno scrittore, allora leggeranno i suoi libri. Tutto il resto è semplicemente show business. Mi perdoni se dico questo, ma noi rilasciamo interviste molto di più adesso rispetto a 15 o 20 anni fa; ora l'intervista è parte di una politica di vendita dei libri. forse può sembrare di cattivo gusto ma è così. Noi scriviamo libri.

Sempre vent’anni fa, nella sua autobiografia, scriveva: chissà se queste stesse cose le vedrò così anche a 85 anni. Oggi a questa domanda può rispondere direttamente lei.

Ora ho 85 anni e sono successe molte cose diverse nella mia vita. Quando avevo trent'anni ero probabilmente molto arrabbiata molto bellicosa; quando invece avevo quarant'anni, ero forse più confusa, colpevole, non sapevo casa pensare. Le emozioni cambiano nel tempo, e quando ora mi guardo indietro, riesco ad osservarmi in modo più distaccato.

Lei parlava di un sogno ricorrente, di una lucertola che sapeva guardare in profondità e vedere il tempo come molto più lungo di come si vede generalmente. Oggi questo sogno ricorre ancora o ce ne sono altri?

Recentemente ho fatto dei sogni ad episodi, soprattutto sui lupi perché sono molto interessata al passato del genere umano. Nel primo episodio c’era una grotta, ovviamente del passato. Nella grotta c'era una donna sola con un bambino e fuori c'era un lupo rosso. Forse questo lupo era rosso perché negli ultimi giorni ho visto correre alcune volpi nei dintorni di Londra e le volpi sono rosse. Il lupo era molto interessato al bambino e guardava la donna prendersi cura di lui. Nel secondo episodio il lupo si avvicina e la donna lo guarda con sguardo vigile per proteggere il bambino. E’ come una storia in cui ci si chiede cosa avverrà dopo.

Lei attribuisce ancora la stessa importanza ai sogni di cui si ha traccia nella sua autobiografia, tanto che la terza parte della sua autobiografia l’ha chiamata Il sogno più dolce?

Il sogno più dolce è un sogno pubblico. L’uomo sogna spesso la perfezione, il Paradiso e credo che sia soltanto una derivazione della religione ma ciò che conta per me come scrittrice è la relazione tra il sogno e l'uomo. Quando ho scritto Mara and Dan, la storia di avventura che parla del rapporto tra un fratello e una sorella , sognavo ogni notte la seconda parte del libro, perché ricordavo il rapporto che avevo io con mio fratello. E’ stato molto interessante, perché è emerso un lato del mio carattere completamente sconosciuto che ad un certo punto ha preso il controllo del libro. Quando è successo, mi sono sentita a disagio perché ormai si era spezzato ogni equilibrio; ho cercato quindi di ricorrere ad una serie di fattori riequilibranti.
Ad esempio, nel libro ci sono due importanti personaggi: un cane che viene estratto da una buca dall’eroe, Dan, e l’eroe stesso, che non sono il risultato di una pianificazione razionale, ma provengono piuttosto dal mondo dell’inconscio.

Lei non scrive la terza parte della sua autobiografia. Ha deciso di passare a narrativa anziché alla forma autobiografica. Perché?

Non potevo scrivere il terzo volume della mia autobiografia perché ero molto impegnata, come molte donne della mia età, ero una madre di famiglia. La mia casa era piena di giovani che ora sono tutte persone di mezza età o più adulte e che erano miei amici. Credo che nessuno di noi vorrebbe che la propria vita privata venisse raccontata pubblicamente in un libro, quindi non potevo scrivere quel libro. Ciò che ho cercato di fare è ricreare l’atmosfera di ospitalità che credo sia ormai scomparsa. Era una forma di generosità da parte mia nei confronti degli altri. L’ho capito in Germania, durante un’intervista con un ragazzo a cui ho raccontato ciò che ho detto ora a lei. Ad esempio c’erano molti giovani che viaggiavano in giro per il mondo, bussavano ad una porta dicevano: “Salve sono Harry un amico, un amico di Burk posso entrare?”, io rispondevo “Si, si entra” e poi restava con me per settimane. Tutto questo è meraviglioso, una grande apertura. Non ho mai ricevuto una telefonata di un genitore che mi chiedeva come stava il proprio figlio. Ora sarebbe impensabile. Questo ragazzo tedesco, infatti mi ha guardata sorpreso e mi ha detto: “Come poteva permettere che chiunque entrasse in casa sua? Potevano essere dei ladri”. Io ho risposto: “Effettivamente potevano esserlo, o forse lo erano, ma cosa importa?”. Come vede, è un’atmosfera completamente diversa.

Il suo Taccuino d’oro è stato preso da gran parte del movimento delle donne come un manifesto del femminismo. Ma poi lei è stata molto critica nei confronti di molte donne che aderivano al movimento femminista. In che senso?

In realtà quando ho scritto Il Taccuino d’oro non ho mai pensato di scrivere un documento femminista, perché stavo descrivendo semplicemente ciò che sentivo nei discorsi delle donne. Questo solleva una domanda molto interessante: ciò che viene detto, non è così importante come ciò che viene scritto. Qualunque donna della mia generazione potrebbe dirle che le donne sedute in una cucina si lamentano degli uomini e che dall’altra parte della casa ci sono invece degli uomini che si lamentano delle donne. Questo era ciò che avveniva normalmente, poi però è arrivato il movimento femminista che credeva di aver inventato la critica nei confronti dell’uomo, ma in realtà cosa c’è di nuovo?
(PERDE IL FILO DEL DISCORSO……)
Quando è uscito il mio libro, ha destato sgomento per ciò che veniva scritto nel taccuino d’oro. Io ero ancora più sorpresa e mi chiedevo: “Dove sono vissute queste donne? Non hanno mai ascoltato i discorsi delle donne?” Ovviamente li avevano sentiti, ma non avevano mai dato attenzione a quelle parole. Ciò che è interessante del Taccuino d’oro è il fatto che viene scritto ciò che generalmente veniva semplicemente detto.

Lei ha visto in Inghilterra negli africani una grande fame di libri. Come si presentava?

Chiunque sia andato in Africa e soprattutto nei piccoli villaggi fuori dalla città le dirà che c’è una grande fame di libri. L’istruzione è misera e i libri possono fare la differenza. Non so per quanto tempo durerà tutto ciò perché se si intensificano i programmi economici, non so quanto tempo avranno le persone per leggere. Ad esempio in Zimbabwe non riescono a mangiare nemmeno un pasto al giorno. E per quanto riguarda la relazione tra l’Europa e l’Africa, dobbiamo ricordare che i paesi europei sono stati colonizzatori e credo che questo aspetto sia stato sottovalutato, in parte per ragioni di correttezza politica. In Gran Bretagna, ad esempio ci sono molte persone provenienti dall’Africa che hanno studiato in Europa e sono rimaste a vivere e lavorare lì. Il legame quindi continua anche se formalmente sembra essersi interrotto
Ne Il Sogno più dolce volevo mostrare questa interazione che credo debba essere notata. E’ un forte legame di reciproca influenza.

Si parla degli anziani come categoria. E’ una semplificazione eccessiva o esistono dei problemi degli anziani come tali?

Il concetto di anzianità è molto fluido. In America, ad esempio, ci sono persone molto anziane che si comportano come se fossero ancora giovani e questo potrebbe sembrare ridicolo visto dall’esterno. Alla fine degli anni 80 sono andata in Pakistan dove ho incontrato delle donne di 40 o 45 anni che potevano essere mie figlie e che invece erano già nonne. In Inghilterra abbiamo una generazione di anziani molto vivaci e attivi. Come si può creare una categoria? È possibile solo sotto l’aspetto economico ed è esattamente ciò che fanno i politici.

Molti anni fa lei scrisse che nei cambi di regimi e di governi niente è più stabile degli apparati di sicurezza. Oggi questa cosa le appare ancora vera?

Molto spesso quando c’è un cambiamento da un vecchio regime autoritario, come ad esempio quello dell’ex Unione Sovietica ad uno liberale,viene mantenuto il vecchio sistema di sicurezza perché è più conveniente, si è in possesso di informazioni su chiunque. In passato, ad esempio, la Somalia apparteneva alla sfera di influenza sovietica, poi però passò sotto quella americana. Nonostante ciò, il sistema di sicurezza sovietico che era molto severo e restrittivo restò in vigore. Anche se ora il regime sovietico è cambiato i servizi segreti sono rimasti praticamente identici, il KGB può aver assunto un altro nome, possono esserci altre persone più o meno cattive, ma sono sempre gli stessi a restare al potere e non è facile ad esempio essere un ceceno.

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