"Zapamtite Vukovar" 


Sono le 21.21 di martedi 18 Novembre 2008. Sul primo canale nazionale croato trasmettono un film molto importante per questa nazione.

Si chiama "Zapamtite Vukovar", ovvero "Ricordando Vukovar".

Ed io, solo a saperne la trama, ad ogni minimo suono, sento brividi freddi corrermi lungo tutta la schiena. Non so se per una questione legata a me, in Croazia da tanti mesi oramai, o legata a me, in quanto testimone "fresco" di quanto i miei occhi hanno conosciuto prima ancora che la sua "historical knowledge", o anche, tristemente detta, "fama storica" avesse il soppravvento su quanto io stessi direttamente vivendo. 

Splendeva alto e caldo il sole quella mattina in Osijek, nella punta estrema ad est della Croazia, a pochi chilometri dal nuovo confine serbo.

Il pullman, un mezzo modesto e confortevole non era pieno. In pochi si recavano oltre la capitale della regione di Osijecko-Baranja quella mattina.

La luce del sole mi irradiava il volto, appoggiato al grande finestrino semi macchiato da vecchie gocce di pioggia oramai secche. Andava piano il bus, attraverso strette stradine arcuate e talvolta anche in parte dismesse.

Mi guardavo attorno. Con occhi sbarrati volevo cogliere ogni minimo dettaglio di quella regione, di quelle cose, di quelle persone.

Solo poco prima di partire, per caso, avevo saputo che saremo passati per Vukovar.

Vukovar: un nome per me allora praticamente sconosciuto, ma che mi si è improvvisamente impresso dentro. Un nome che non solo mai dimenticherò, ma che mai vorrò dimenticare, e mai smetterò di raccontare.

La sensazione di precarietà che ho provato mentre stavo seduta nel caldo dell'autobus, con a pochi metri da me, i campi minati ancora in numero così grande in questa regione, in pochi riusciranno a cogliere.

I buchi nelle case. I volti delle persone lungo le strade. Tutto contrastava con i sorrisi dei bambini a ritorno da scuola.

Sentivo canzoni macedoni nel caldo del bus e tutto in me si riempiva di qualcosa di unico. Il sole risplendeva alto e i campi di grano attorno a me si incontravano con l'azzurro del cielo, così lontano, oltre la grande pianura pannonica di questo bellissimo paese, che come i suoi amati/odiati vicini, tanto ha sofferto.

Ma cosi' tanto, che noi, vicini italiani, a volte, prima di dire la nostra, dovremmo magari anche fermarci due minuti a pensare:

Ma quando io allora ero in vacanza al mare, o scartavo contro voglia e senza curiosita' oramai i troppi regali di Natale, che cosa succedeva da queste parti?

Che cosa stavano vivendo i miei coetanei? Non i miei antenati, mille anni fa, ma i miei coetanei, otto anni fa.. La risposta, se avete un minimo di cuore, vi farà capire tante cose..

Jessica



La torre dell'acquedotto di Vukovar, nel 2005. Gravemente danneggiata nella battaglia, essa è stata preservata come simbolo delle sofferenze della città nel conflitto.

Perdite

Cifre non ufficiali serbe:
1.103 morti
2.500 feriti
110 carri e mezzi corazzati distrutti
2 velivoli abbattuti

Cifre ufficiali croate:
921 morti
770 feriti

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Vukovar"

POSTFAZIONE

Nel 1991 durante la guerra che vide le allora regioni, ora stati autonomi, della Yugoslavia combattersi ferocemente, ebbe luogo la battaglia di Vukovar tra serbi e croati.

Vukovar è una cittadina situata in un posto molto bello, vicino ad Osjek, al confine con l’Ungheria.

Un luogo dove il fiume Sava confluisce nel Danubio dando origine ad una zona umida, di notevole valore paesaggistico, con grandi lagune in cui trovano riparo durante le loro migrazioni molte specie di volatili, anche rare, e vaste aree boschive ricche di cervi e cinghiali.

La sua posizione strategica fece si che due popoli, per decenni parte di una stessa nazione si combattessero con una ferocia che non si era vista dalla seconda guerra mondiale.

Jessica ha voluto andare di persona a rendersi conto.